Anche se la crescente automazione ha causato la scomparsa di numerose forme di lavoro umano, non ha – come avevano previsto vari pensatori – portato alla fine del lavoro. Al contrario, unitamente ad altre innovazioni quali l’affermazione delle reti sociali e della cultura dei dispositivi elettronici – ciò ha condotto a una frammentazione del lavoro in una moltitudine di micro-lavori e alla sua intrusione in ogni momento della nostra vita. In altre parole, al giorno d’oggi, indipendentemente dall’essere non occupati, lavoratori autonomi o dall’avere un regolare lavoro a tempo pieno, in quanto “utenti della tecnologia” siamo costantemente al lavoro.
Hyperemployment – Iperoccupazione – una parola presa a prestito dal teorico dei media Ian Bogost, che descrive “l’estenuante lavoro dell’utente della tecnologia” – è una mostra collettiva curata da Domenico Quaranta negli spazi del Centro Internazionale di Arti Grafiche MGLC di Lubiana, che intende esplorare questi e altri aspetti di ciò che il lavoro è diventato, attraverso le opere di otto artisti internazionali che hanno concentrato la loro ricerca su tematiche quali, tra le altre, l’automazione e la gig economy (economia dei lavoretti saltuari), la fine del tempo libero, l’affaticamento da reti sociali e la diffusione di app (applicazioni mobili) di auto-miglioramento personale.
Curatore: Domenico Quaranta
Artisti: Danilo Correale, Elisa Giardina Papa, Sanela Jahic, Silvio Lorusso, Jonas Lund, Michael Mandiberg, Sebastian Schmieg, Guido Segni
La mostra Hyperemployment – Iperoccupazione segna l’inizio di un omonimo programma annuale (da novembre 2019 fino a novembre 2020) focalizzato sul post-lavoro, il lavoro in rete e l’automazione. Si tratta di un progetto di Aksioma – Istituto per l’Arte Contemporanea, in coproduzione con MGLC – Centro Internazionale di Arti Grafiche e con il sostegno dell’Istituto Italiano di Cultura di Lubiana.